Vito Accettura yoga - studi, laboratorio - lodi

UNO YOGA DI QUALITA'

Introduzione al corso - Stagione 2021/22

Come nelle prime pagine di un libro è d’uso proporre un'introduzione al testo, allo stesso modo con queste righe desidero presentare il tipo di approccio con cui proporre e condividere il corso di Yoga che inizierà a breve.

Yoga è in primo luogo un percorso esperienziale di conoscenza e trasformazione.

Come cita Swami Niranajananda “Un antico sistema di filosofia, stile di vita e tecniche che evolvono l'intera persona".

Spesso si ritiene che corpo, mente, spirito, respiro, aspetti energetici e quant’altro siano elementi a sé stanti che compongono il nostro essere e, in quanto sé stanti, ci sia una sorta di linea di demarcazione che li divide.

Yoga è la procedura con cui possiamo conoscere sé stessi e ristabilire un senso di integrazione tra i vari aspetti.

Superare queste linee illusorie di separazione, compresa quella tra mondo interno ed esterno, significa superare un confine, ed ogni frontiera (come cita la psicologia transpersonale di Ken Wilber) “è un luogo di potenziale conflitto”.

Tale conflitto è destinato a cristallizzarsi nel sistema "corpomente" sotto forma di tensioni e disturbi di vario genere.

Quindi l’obiettivo è reintegrare i vari aspetti del nostro essere in modo che non ci siano più separazioni.

Questo senso di “ri-unione” rappresenta il significato più profondo del termine Yoga.

Quali mezzi abbiamo a disposizione?

Ne abbiamo almeno 4, egualmente importanti.

Con il primo abbiamo a disposizione i testi classici, quelli che ci tramandano una tradizione, una filosofia, un percorso.

Infatti i testi ci indicano una via, ci aiutano a chiarire le idee, creare spunti e intuizioni ed individuare i nostri punti di collisione.

Rappresentano il “piano teorico”, elemento di grande rilevanza ma di per sè non sufficiente.

Non si possono infatti toccare le “dimensioni” che i testi illustrano solo per accumulo di nozioni.

Occorre un impegno di prima persona, in buona sostanza una “pratica sul campo”, ovvero una Sadhana personale.

Questo rappresenta il secondo aspetto ovvero il “piano esperienziale”.

Per lo Yoga come per la Meditazione, che è il cuore dell’esperienza yogica, abbiamo due modalità d’approccio.

Una cosiddetta “pratica formale”, quella esperita sul proprio tappeto, dove impariamo in forma diretta qualcosa di noi stessi.

Poi abbiamo la “pratica informale” cioè quella con cui riportiamo l’esperienza appresa sul tappeto nelle azioni del quotidiano.

Una sorta di riflesso esperienziale che colora le nostre azioni, anche quelle che riteniamo solitamente banali, e le trasforma in gesti di presenza, di integrazione.

In buona sostanza, ciò che facciamo nella quotidianità diviene la risultante di quello che impariamo sul tappeto.

Yoga si dismostra così uno stile di vita che coinvolge tutti gli aspetti, alimentari, posturali, emozionali ecc. ecc…

Il terzo aspetto, veramente determinante, è l’approccio del praticante.

Non occorre aspirare a posizioni ardite pensando che siano le più efficaci.

Occorre invece, attraverso il gesto, ritrovare una qualità d’ascolto capace di risvegliare un grado di intimità con sé stessi integrati con la vita.

Quindi non sono le posizioni a modificarci ma bensì la qualità del nostro approccio ad esse.

Le posizioni non dovrebbero acuire quelle linee di confine che abbiamo illusoriamente creato nel tempo, ma semmai riconoscerle e dissolverle in un senso di unità.

Il quarto elemento in gioco è colui che vi guida in questa esplorazione, nella fattispecie il sottoscritto, che non intende parlarvi mettendosi su un piedistallo di una sapienza esclusiva.

Semplicemente chi vi guida prende spunto dalla sua esperienza personale, una Sadhana in costante aggiornamento, per mettersi a disposizione nel condividerla.

Qualcosa che ha del propositivo piuttosto che dell’impositivo (nel senso di imporre una verità assoluta o soluzioni impacchettate).

Yoga è una scuola di libertà, fisica, interiore, sociale.

Il ruolo del cosi detto “insegnante” o "maestro" (termini da cui prendo distanza) è quello di offrire nuove visioni, nuovi spunti, intuizioni, percorsi, soluzioni, in base alle specifiche esigenze del singolo praticante, rispettando la sua unicità.

Il compito invece del cosi detto “allievo” (a cui preferisco “persona”) è quello di mettersi in gioco, aprirsi a sé stesso in modo sincero.

I risultati dipendono in gran parte dal grado di “passione” e coinvolgimento nella ricerca; non dipendono da qualcosa che viene dall’esterno ma da un’eco che proviene dall’interno, coltivato con la pratica.

Preso nota di questi 4 fattori, quelli che principalmente concorrono ad entrare nella dimensione Yoga, allora tutto diventa più facile, più chiaro.

Con questi presupposti non resta che esprimere il mio auspicio, con estrema sincerità e semplicità.

L’unica cosa che mi sento di dire è che insieme potremo fare delle belle esperienze per trovare una risposta alle proprie aspirazioni, quelle che vi hanno spinto a scegliere di partecipare ad un corso di Yoga.

Questo vale sia per chi si avvicina la prima volta quanto per chi pratica da anni.

Ognuno con le proprie necessità ed aspirazioni potrà trovare le sue risposte, se lo desidera.

A tutti il mio più caloroso benvenuto al corso, a presto!

 

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Insegnamento dello Yoga, attività professionale disciplinata ai sensi della Legge 14/01/2013 n.4 (G.U. n.22 del 26/01/2013)