di Vito Accettura, Insegnante del Laboratorio Cultura Yoga
Introduzione alla lezione:
"Il corpo si esprime per mezzo di una somma di memorie in cui abitudini ed automatismi si accumulano nel tempo (dalla nascita in poi) e restano radicate nelle nostre azioni formando quella che possiamo chiamare “idea di sé”.
In questa somma di memorie noi ci identifichiamo dando struttura all’ego, “io sono così”.
Alcune di queste abitudini sono positive perché ci aiutano a gestire facilmente la quotidianità (per fare un esempio, guidare).
Altre, che continuano ad attingere da un livello subliminale, sono delle vere trappole o gabbie in cui perdiamo il nostro libero arbitrio affidando tutto al pilota automatico.
Lo yoga aiuta a liberarci da queste gabbie, ma come?
In primo luogo riconoscendole, coltivando un nuovo sguardo su di noi per un cambiamento che parte da un moto interiore, intriso di stupore e innocenza: un istante in cui siamo disposti a vedere realmente noi stessi al di fuori di quella immagine a cui ci siamo affidati.
Proprio in tale nuova prospettiva si collocano le posizioni yoga che assumono un carattere educativo oltre che esperienziale.
Tra le varie posizioni che abbiamo analizzato ultimamente, quelle verticali (in piedi) e quelle orizzontali (distesi), anche la posizione seduta può aiutare a cambiare la visione di noi stessi nel rieducare una serie di atteggiamenti, non solo posturali ma anche attitudinali.
Allora proviamo ad analizzare i vari aspetti della posizione seduta; non si tratta di una somma di regole pignole e rigide ma di spunti: anche piccoli gesti o piccoli accorgimenti ci possono liberare dalla gabbia delle nostre abitudini per andare al di là "dell'idea di sé".
Mi preme sottolineare che, oltre a questi aspetti, una buona posizione seduta crea di per sé una condizione di raccoglimento (in opposizione alla dispersione mentale) e ci aiuta a sviluppare presenza di ogni segmento del corpo come espressione di un insieme armonico, e questo è già molto."
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